CASTELLINA IN CHIANTI – Penultimo appuntamento con i viticoltori del territorio del Chianti Classico, che siamo andati a interpellare zona per zona, per capire in che modo stanno vivendo l’impatto del Coronavirus sulle loro attività.
Viticoltori che, nei vari comuni, si sono costituiti in associazionli locali (avendo comunque come riferimento l’ampio “cappello” del Consorzio Vino Chianti Classico) tese a valorizzare le peculiarità specifiche. I “terroir” per usare un (abusato) termine francese.
Stavolta facciamo tappa a Castellina in Chianti, per una chiacchierata con Guido Serio, proprietario dell’azienda agricola San Fabiano in Calcinaia e presidente dei Viticoltori di Castellina in Chianti.
Guido, come sono stati questi tre mesi vissuti a Castellina in Chianti? Come avete affrontato tutto quel che è accaduto?
“Quello che è successo ci ha colto impreparati davanti a un evento impensabile, via via che ci rendevamo conto della gravità non avevamo idea di quanto tutto ciò potesse durare. Il crollo delle vendite interne è stato immediato, mentre per le aziende più impegnate sull’estero gli ordini, principalmente da Usa e Canada, hanno permesso di ultimare le spedizioni. Ma da aprile si è fermato tutto, impedendoci di finanziarci per fare fronte ai costi che procedevano come prima. Perché in campagna i lavori non si sono fermati”.
Quali i problemi principali? Quali le possibili soluzioni? In che modo il vostro essere associazione locale di produttori e parte del Consorzio Vino Chianti Classico può aiutarvi in questo momento?
“Il Consorzio del Chianti Classico è al lavoro per studiare alcune alternative atte a mitigare questa situazione, tipo la riduzione delle rese per ettaro. E altro ancora”.
Quello che è accaduto e sta accadendo lascia solo scorie negative? Oppure si può trovare anche qualche spunto positivo?
“Al momento non vediamo spunti positivi, se non per alcune aziende che hanno una più attenta attività nel campo delle vendite online”.

Pentecoste a Castellina: definitivamente rinviata al 2021? O pensate di poterla recuperare nell’ambito del 2020?
“Purtroppo il crollo del turismo, oltre a rappresentare un danno per chi faceva agriturismo, ci ha spinto a rinviare la nostra Pentecoste al 2021, anche per la concomitanza in autunno con altre manifestazioni similari”.
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