Un angolo di paradiso lungo la strada che porta al borgo medievale di San Donato in Poggio: a pochi passi dal paese ma in aperta campagna, con tanto di viti, olivi, bosco e lago: la Fattoria Conio, di proprietà della famiglia Godi, è un’azienda è di 55 ettari, con 7 ettari vitati (4,5 a Chianti Classico e 2,5 per la produzione dell’Igt) e 2.300 piante di olivo.
Sono Umberto Godi e la moglie Rossella a gestirla in toto (con la collaborazione dei figli Lorenzo, Mariagiulia e Filippo e di un dipendente). Umberto fra campo e cantina, Rossella fra agriturismo e cucina.
Una passionaccia quella di Umberto per la campagna: ce la racconta mentre con la Jeep 4 x 4 sgomma nei viottoli fangosi della sua proprietà. “Ero imprenditore a Prato – ricorda Umberto – nel settore tessile, un’azienda di filati e maglieria che dava lavoro a 25 persone. Durante la settimana stavo in fabbrica, ma il sabato e la domenica venivo sempre qui”.
“Ho sempre amato stare in campagna – ricorda ancora Umberto – la prima annata di Chianti Classico che abbiamo imbottigliato è quella del 1977. Di vendemmie quindi ne ho viste tante, di tempi brutti anche: quello che stiamo però vivendo oggi mi preoccupa particolarmente. In cosa è differente dal passato? Dal fatto che la crisi è mondiale, riguarda tutti e investe tutti i settori”.
Poi ci racconta qual è il mercato di riferimento per le bottiglie di Chianti Classico, Chianti Classico Riserva, Igt, olio extravergine d’oliva e Vinsanto che produce con grande amore: “Noi vendiamo soprattutto in Italia, in particolare a privati. Ad ospiti, amici, vecchi clienti dell’azienda tessile, pochissimi ristoranti (qualcuno anche in Belgio). Se riuscissi ad avere una struttura commerciale adeguata (faccio tutto da solo anche qui) sarei in grado di produrre molte bottiglie in più”.
Anche lui concorda con alcuni suoi colleghi quando ci dice che “per i piccoli e medi produttori servirebbe una struttura commerciale condivisa: abbiamo smesso di partecipare anche al Vinitaly perchè comunque sono manifestazioni per le grandissime aziende”.
Il Chianti Classico della Fattoria Conio (sia quello d’annata che la Riserva) è 100% Sangiovese. “Per me – dice Umberto mentre ci porta in cantina e ci mostra le vasche di conservazione dell’olio, fatte realizzare su misura – è tutto un altro vino, molto più strutturato. Con 6.250 piante a ettaro gettiamo via tanta uva… quella che rimane è sempre la migliore. Ma dobbiamo difenderci da tutto: abbiamo un sacco di danni da ungulati, caprioli e cinghiali sono terribili per le nostre viti”.
In vigna quindi è tutto Sangiovese: “Ho solo 1.200 piante di Merlot che vinifico per conto suo per metterlo nell’Igt” ricorda Umberto. “Il Vinsanto? Lo facciamo vecchia maniera, Trebbiano e Malvasia: appassiamo sulle stuoie, vendemmia a mano. Lo pressiamo più o meno a fine dicembre-gennaio: quest’anno primi di dicembre, subito dopo la raccolta delle olive. Per quattro, cinque, sei anni lo tengo nei caratelli. Adesso sto vendendo il 2000”.
Gli chiediamo se era più facile fare l’imprenditore tessile. “No – risponde spostando il sigaro da un lato all’altro della bocca – è sempre stato difficile anche quello. Anzi, prima era più facile fare l’agricoltore. Io ho sempre amato stare qua: avevo smesso l’università per andare in campagna, la malattia di mio babbo mi costrinse ad andare nel tessile”.
Poi c’è l’agriturismo, che spesso viene aperto anche per la realizzazione di cerimonie (matrimoni, battesimi): “Senza agriturismo – dicono Umberto e Rossella – non si riuscirebbe ad andare avanti. Sia per l’ospitalità che per la vendita agli ospiti stessi: la nostra è una clientela al 90% europea, qualche americano, australiano. Pochissimi italiani: vengono per Pasqua, ultimo dell’anno, mai d’agosto”.
“Dalla prossima estate – conclude Rossella, appassionata di cucina – faremo anche ristorazione. Proporremo tutti piatti toscani, tipici di casa. Dolci artigianali, tutto fatto da me. Fra l’altro facciamo già corsi di cucina, di panificazione. Mi piacerebbe fare delle degustazioni con piccoli gruppi: noi già le facciamo, ai nostri ospiti, alla coppia che passa e si ferma incuriosita… . Vorrei che ci potessimo organizzare in maniera più strutturata, magari legare la degustazione con la cucina tipica locale…”.
Perchè nell’ora e mezza nella quale Umberto e Rossella ci hanno raccontato la Fattoria Conio, una cosa l’abbiamo capita bene: sono entrambi innamorati di questo posto, della sua luce, dei suoi profumi, dell’estate che fa sbocciare le rose di Rossella e degli spazi aperti in cui Umberto porta a spasso il cane: “L’avevo preso come cane da caccia… ma ha paura degli spari” ci dice sorridendo mentre ci salutiamo.
Matteo Pucci
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IL CHIANTI CLASSICO
Quando si apre una bottiglia di Chianti Classico ci si immerge in una storia che parte da lontano. Nei 70.000 ettari del territorio di produzione del Gallo Nero, uno dei luoghi più affascinanti al mondo. Firenze e Siena delimitano il territorio di produzione.
Otto comuni: Castellina, Gaiole, Greve e Radda in Chianti per intero e, in parte, quelli di Barberino Tavarnelle, Castelnuovo B.ga, Poggibonsi, San Casciano.
Un terroir unico per la produzione di vino e olio di qualità; centinaia di etichette garantite dalla DOCG: è vero Chianti Classico solo se sulla fascetta presente sul collo di ogni bottiglia si trova lo storico marchio del Gallo Nero.
Il Consorzio Vino Chianti Classico conta, ad oggi, oltre 600 produttori associati. In questo spazio racconteremo presente e futuro del vino e dell’olio in questo territorio; storie, strategie, rapporto con il mondo. Info: www.chianticlassico.com.