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lunedì 10 Marzo 2025
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    Santi e ambasciatori di pace, antiche leggende e novelle trecentesche: San Casciano si prepara al Medioevo

    Fervono i preparativi nel capannone dove stanno prendendo forma le rappresentazioni sceniche e teatrali della tredicesima edizione del Carnevale Medievale Sancascianese. Le voci dalle 5 contrade

    SAN CASCIANO – La macchina spettacolare del Carnevale Medievale Sancascianese, edizione 2025, si è messa in moto.

    Il grande show che ribalta i ruoli, unisce bandiere e vocazioni della comunità sancascianese, invita a condividere valori, obiettivi, nel segno dell’artigianalità artistica ispirata al Medioevo sta prendendo forma nel capannone in località Ponterotto.

    È in questo spazio, concesso da Alia in comodato d’uso al Comune, che da settimane i volontari e le volontarie delle cinque contrade Cavallo, Gallo, Giglio, Leone e Torre si preparano ad aprire il grande libro della storia infarcito di fantasia, immaginazione e creatività.

    Domenica 30 marzo, per le vie del centro storico di San Casciano, si realizzerà ancora una volta la migliore espressione collettiva del progetto di comunità nato tredici anni fa che sì nutre della partecipazione e del coinvolgimento attivo di circa 800 contradaioli, accomunati dalla passione per la ricostruzione di storie, personaggi, accadimenti, tradizioni, leggende in chiave contemporanea e la ricerca delle origini medievali di San Casciano.

    Un lavoro di fine manifattura che spazia dalla stesura dei testi teatrali e del percorso drammaturgico costruito dal basso alla messa in scena, alla realizzazione dei carri simbolici, alle sfilate allegoriche, alle coreografie musicali, all’abilità sartoriale che permette la realizzazione di centinaia di abiti attinenti agli stilemi dei secoli XI-XIV.

    Sono gli stessi capi contrada a rivelare le storie che saranno rappresentate al cospetto di una giuria, composta da storici, esperti del settore, docenti universitari, artisti, attori, scrittori, giornalisti, per la disfida che le coinvolgerà l’ultima domenica del mese, volta alla conquista della chiave della città di San Casciano.

    Storie di santi, di grandi personaggi che hanno lasciato un segno indelebile nel corso della storia, di rituali che hanno dato origine al “carnem levare”, di tradizioni e leggende che si sono tramandate fino ad oggi e di testi di ispirazione letteraria, boccaccesca nello specifico, da cui trarre spunto per trasmettere messaggi sempre attuali.

    Il Carnevale Medievale Sancascianese è promosso e realizzato dall’associazione delle Contrade Sancascianesi, presieduta da Ilena Cappelli, in collaborazione con il Comune, con il sostegno di ChiantiBanca, il contributo di Rotary San Casciano Chianti, RicciBus e la Pro Loco San Casciano.

    Le voci dalle contrade

    Andrea Paliotto della contrada del Cavallo scommette sul percorso spirituale e umano di San Galgano.

    “Il santo ci insegna che le cose possono cambiare, che i sentimenti di guerra possono mutare in una vita di pace e che ogni leggenda racchiude dentro di sé una parte di verità e un messaggio profondo che, guardando con attenzione, possiamo cogliere e custodire.

    La storia prenderà in prestito leggende e storie diverse, tutte riferite a Galgano, creando un nuovo filone altrettanto o forse più verosimile rispetto a quello ufficiale.

    La storia vuole sorprendere, trasmettere emozioni, ed infine far riflettere sulla forza del messaggio che ancora oggi questa leggenda ci trasmette: una scelta di vita volta alla pace”.

    Alla guida del Gallo Larissa Frosali, che mette in scena la via della seta legata alla figura di Marco Polo.

    “Il personaggio su cui abbiamo voluto concentrarci è Marco Polo. Il nostro racconto non è solo la narrazione d’un viaggio, ma una lezione che invita alla virtù della curiosità e alla forza della conoscenza.

    Sulla scia di quanto fece il grande esploratore crediamo che il mondo possa essere unito non dalle armi, ma dai legami d’amicizia e sapienza. Oriente e Occidente si trovarono nel sogno di un giovane veneziano, che col suo coraggio mostrò come l’uomo possa abbattere ogni barriera per onorare la bellezza della creazione.

    Una storia che prendiamo ad esempio poiché incoraggia ad adottare un atteggiamento di apertura e scoperta egualitaria dell’altro”.

    Elisa Ferruzzi, capocontrada del Giglio, fa sapere che “la storia è stata concepita partendo dalla leggenda fiorentina de “Il rifrullo del Diavolo”, secondo cui ancora oggi, a un lato del Duomo di Firenze, si percepisce costantemente una brezza.

    Tale brezza sarebbe il soffio del Demonio, che si era messo a sbuffare perché ingannato da un prete.

    Abbiamo rivisitato questa leggenda con la figura di Bartolomeo intorno al quale creiamo il concetto di speranza, tema del Giubileo del 2025. Metteremo in primo piano la capacità dell’uomo di cogliere le occasioni e di affidarsi alla speranza per uscire dai momenti più bui”.

    Alessio Batistini che tiene le redini del Leone invita a compiere “un viaggio che attraversa i secoli dal cuore delle colline fiorentine alla laguna di Venezia, per raccontare come il Carnevale sia stato testimone di trasformazioni profonde, che hanno segnato la città e la sua gente.

    La messa in scena ripercorre le origini della leggenda veneziana, la nascita dei festeggiamenti più divertenti della Laguna.

    Il nostro cammino inizia nel 943, con il tentativo di rapimento delle 12 Marie.

    Una storia di cambiamento e di rinascita, che segna il cuore pulsante di Venezia e del suo Carnevale, una festa che è sempre nuova e che rimane fedele alle sue radici divenendo modello per tutte le altre feste che portano questo nome”.

    Andrea Castrucci, condottiero della Torre, sottolinea che la loro è una riflessione che gravita intorno ad una tematica che collega direttamente il Medioevo alla contemporaneità.

    “Presentiamo una trasposizione scenica della Parabola dei tre anelli, racconto che, già presente nella bella prosa della prima letteratura medievale, per il suo importante significato si è tramandato nel tempo e nello spazio della Storia.

    Desideriamo trasmettere un messaggio universale che è rivolto non solo alle tre grandi religioni monoteiste ma si estende anche a tutte le altre forme di spiritualità: la differenza di confessione religiosa non deve essere causa di scontro tra fanatismi, ma ogni uomo dovrebbe imparare a rispettare la verità dell’altro.

    La nostra storia è un monito affinché l’umanità collabori alla costruzione di un mondo reso migliore dalla tolleranza, dal dialogo e dall’accoglienza delle diversità”.

    Capi contrada: da sinistra Andrea Paliotto (Cavallo), Larissa Frosali (Gallo), Alessio Batistini (Leone), Elisa Ferruzzi (GIglio), Andrea Castrucci (Torre)

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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